Facciamo un esempio pratico sul ruolo del Notaio quando si tratta di beni lasciati in eredità su disposizione testamentaria. Il testamento di Berlusconi è un esempio delle possibili conseguenze derivanti da un documento redatto senza il consiglio di una figura "tecnica", ossia di un Notaio.
Le disposizioni testamentarie di Silvio Berlusconi, infatti, sono risultate un vero e proprio rebus, difficile da sciogliere anche per avvocati e giuristi. Non solo per la sussistenza di ben tre documenti diversi, di cui un terzo contenente dei maxi-lasciti da 100 milioni di euro per Marta Fascina e per il fratello di Silvio, Paolo Berlusconi, e da 30 milioni per Marcello Dell'Utri. In realtà pare che il testamento di Berlusconi, per come è stato redatto, sia impugnabile, comportando (a causa dell'ingenza del patrimonio) un lavoro legale che potrebbe durare anni.
A parte dunque la questione dei legati al fratello, alla Fascina e a Dell'Utri, che potrebbero essere in parte inefficaci, è la parte centrale che rischia di aprire un contenzioso infinito.
A dispetto di quanto riferito dai media, ossia che il Berlusconi abbia consegnato il controllo di Finivest a Marina e Piersilvio, in realtà la disposizione principale del testamento, così com'è redatta, crea una situazione di comunione ereditaria verso tutti gli eredi legittimi non solo sulle quote sociali, ma anche sul resto dell'immenso patrimonio.
A fronte di questa situazione sarebbe auspicabile che i figli si mettessero d'accordo sulla divisione. Fino a che non giunga quel momento, saranno costretti a nominare un rappresentante comune che garantisca i legittimi interessi di ciascuno di loro. Se non dovesse esserci intesa su tale nomina, il rappresentante comune sarà assegnato dall'autorità giudiziaria.
Insomma, non solo una questione familiare che rischia di mettere gli eredi uno contro l'altro, ma anche un potenziale grosso problema che grava su alcune tra le principali aziende italiane.
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